Gesualdo and friends al Tempio Valdese. Intervista al Maestro Acciai

a cura di Luisa Cicero e Michele Chicco

All’insegna della più raffinata tradizione vocale italiana si colloca il concerto della Stefano Tempia che vede il ritorno a Torino, lunedì 11 maggio alle 21, dei Solisti del Madrigale diretti da Giovanni Acciai, considerato uno dei massimi esperti della vocalità rinascimentale e barocca.

Al Tempio Valdese eseguiranno madrigali di Carlo Gesualdo e altri autori del Cinquecento diversi per stile e personalità, cimentatisi sopra il medesimo testo intonato dal compositore napoletano.

Madrigali ConcertoIl madrigale è prima di tutto poesia. Tra il 1530 e il 1640 questa forma vocale a quattro o cinque voci, definita “musica reservata” cioè raffinata, rappresentava, in Italia e in altri paesi europei, la più elevata forma di intonazione di poesia profana con testo in volgare. Il “suono musicale” del madrigale nasceva dal “suono delle parole” e la maestria dei madrigalisti stava nel creare linee melodiche suggerite dalla parola stessa.

I madrigali racchiusi nel programma “Gesualdo and friends” sono la testimonianza di come il madrigale possa mutare in quaranta o cinquanta anni di distanza tra gli autori e in particolare nel passaggio tra Rinascimento e Barocco. L’opera madrigalistica di Carlo Gesualdo e di Claudio Monteverdi si pone appunto a cavallo tra due epoche.

Le asprezze di Gesualdo e le innovazioni di Monteverdi necessitano di cantanti con doti eccezionali. Il complesso vocale I Solisti del Madrigale è formato da un gruppo di solisti che, pur nella valorizzazione delle singole voci, converge in un’irripetibile fusione timbrica e interpretativa. Fin dalla fondazione ha come fine precipuo lo studio del madrigale italiano con intenti di ricerca e di approfondimento della prassi esecutiva. Dal 1989 la direzione artistica del complesso è stata assunta da Giovanni Acciai che per i meriti artistici acquisiti in campo internazionale e l’impegno a favore del canto polifonico e della musica corale, è stato insignito di grandi riconoscimenti tra cui la rappresentanza per l’Italia all’International Choral Olympic Council.

Il gruppo vocale I Solisti del Madrigale è formato da Giovanni Acciai direttore, Santina Tomasello canto primo, Alessandro Carmignani  canto secondo, Andrea Arrivabene  alto, Gianluca Ferrarini tenore, Marcello Vargetto basso.

Madrigali INTERVISTAiMaestro Acciai, lei è considerato uno dei massimi studiosi del Rinascimento in Italia. Come è nato il suo amore verso la musica, in particolare corale e soprattutto il suo interesse per il repertorio del ‘500?

Mi sono accostato alla musica cantando nel coro di voci bianche della chiesa del mio paese natale, Albissola Capo, in provincia di Savona. Fu da quella inebriante esperienza che decisi di dedicarmi allo studio della  musica e di intraprendere lo studio dell’organo, della composizione e della direzione di coro in Conservatorio. Determinate per gli sviluppi futuri della mia carriera fu l’incontro con il compositore, didatta e direttore di coro Roberto Goitre e con il musicologo genovese Federico Mompellio. Con il Maestro torinese intrapresi un lungo sodalizio collaborativo che mi portò alla direzione della Corale Universitaria di Torino e, in seguito, alla redazione e alla direzione della rivista di musica corale  «La Cartellina». Con il professor Mompellio mi sono specializzato in Paleografia e filologia musicale all’Università di Pavia. Risale a questi anni la direzione dei «Solisti del Madrigale» con i quali ho iniziato lo studio sistematico del repertorio polifonico cinquecentesco d genere profano, culminato nell’esecuzione e nella registrazione dell’opera madrigalistica di alcuni fra i maggiori compositori dell’epoca, come Marenzio, Monteverdi e Gesualdo di Venosa.

Come mai i madrigali di Gesualdo Da Venosa sono considerati tanto difficili da cantare e nello stesso momento tanto moderni?

Non ritengo che i madrigali di Gesualdo di Venosa siano, dal punto di vista tecnico-esecutivo, più difficili di altri di autori a lui coevi. Il compito che attende l’interprete che si accosta alla musica del musicista napoletano si fa arduo nella ricerca del giusto peso sonoro, della sfumatura più idonea da assegnare a ogni parola rivestita di suono. Non dimentichiamoci che il madrigale è innanzi tutto poesia. In esso, la parola non svolge una funzione subalterna alla musica. Al contrario sono gli affetti, le emozioni insite nel verso poetico a incendiare la fantasia del musicista e a fargli trovare i soggetti musicali più idonei a rappresentare, fin nelle latebre più profonde, tutte le condizioni psicologiche dell’animo umano. La difficoltà interpretativa del madrigale gesualdiano è questa. Soltanto questa.

Come è cambiato il pubblico italiano negli ultimi 10 anni. Perché un giovane (appassionato di musica o non) dovrebbe venire a sentire un suo concerto?

La grande quantità di musica di ogni genere, stile ed epoca, oggi disponibile e accessibile in maniera gratuita in rete (si pensi a YouTube), ha favorito negli ultimi tempi un ascolto più consapevole e mirato del repertorio musicale antico. I giovani conoscono molto bene le caratteristiche interpretative dei gruppi musicali che fanno musica antica nel nostro Paese e sanno effettuare in maniera consapevole le loro scelte. Ai concerti dei «Solisti del Madrigale» accorrono sempre molti giovani affascinati dall’originale e intrigante approccio esecutivo di questo gruppo vocale. Sono certo che lunedì sera, al Tempio Valdese, sarà ancora così.

INFO: www.stefanotempia.it