Caserma di via Asti, un ricordo vivo

di Michele Chicco

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A 70 anni dalla liberazione dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista, Torino celebra gli eventi che restituirono all’Italia la libertà e la democrazia. Nella Caserma Lamarmora di via Asti si è svolta questa mattina la cerimonia per ricordare i tragici eventi che si verificarono in quel luogo dopo l’8 settembre 1943.

Oltre ai vicepresidenti del Consiglio Comunale, Gioacchino Cuntrò, e del Consiglio Regionale, Nino Boeti, ha parlato Bruno Segre, Presidente dell’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti. L’avvocato Segre ha raccontato episodi della sua esperienza quando venticinquenne visse nelle strade di Torino e come recluso nelle mura della Caserma di via Asti.

E‘ stata deposta una corona di alloro alla targa che commemora i martiri. Sul muro, alla fine del fossato dove sono stati uccisi molti partigiani e antifascisti sono ancora ben visibili le impronte mortali dei proiettili dei mitra. La lapide, posta nel 1962 dal Comando della divisione Cremona, recita: “Qui caddero i valorosi patrioti torinesi martiri della resistenza 1943-1945”.

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Il muro crivellato di colpi, alla fine del fossato, dove venivano fucilati prigonieri politici, partigiani e dissidenti

Alla cerimonia hanno partecipato un picchetto in armi del Battaglione Trasmissioni Frejus e il trombettiere della Brigata alpina Taurinense, i Gonfaloni della Città di Torino e della Regione Piemonte e due classi della 3^ media dell’Istituto comprensivo Gozzi Olivetti.

L’edificio militare, costruito nel 1888 con il nome di “Caserma Dogali”, tra il 1922 e il 1942 fu sede dei Bersaglieri ciclisti e venne intitolata ad Alessandro La Marmora. Dopo l’armistizio vi si stabilì il quartiere generale dell’Ufficio politico investigativo della Guardia nazionale repubblicana, che aveva il compito di reprimere la lotta clandestina in città e provincia. Divenne un luogo di detenzione e tortura dei sospetti legati alla Resistenza. Nelle cantine trasformate in celle vennero imprigionati, torturati e giustiziati prigionieri politici, partigiani e dissidenti. Fu liberata dai partigiani nella notte tra il 27 e il 28 aprile 1945.

Più tardi, nel 1978, la storia della caserma si lega a quella degli Anni di Piombo: in quel periodo si svolse il maxi processo al nucleo storico delle Br in un’aula bunker allestita all’interno della caserma. Dopo essere stata temporaneamente riconvertita nel 2009 a centro di accoglienza per fronteggiare l’emergenza sociale dei profughi del Corno d’Africa, la caserma è stata utilizzata dagli alpini come quartiere generale per l’organizzazione dell’Adunata nazionale del 2011.