Torino Metropoli 2025. La città nuova

prat01_Anna Prat, direttore dell’Associazione Torino Internazionale, illustrerà questa sera al Museo dell’Auto il frutto di due anni e mezzo di lavoro, 80 incontri, con il coinvolgimento di 230 enti coinvolti e oltre 500 persone direttamente mobilitate. E’ un processo inclusivo che ha portato a disegnare una nuova visione per il futuro dell’area metropolitana di Torino.

Ne è soddisfatta?

E’ stata un’esperienza professionale e umana straordinaria, che mi ha consentito di conoscere a fondo la capacità progettuale e la voglia di cambiare e far crescere questa città, andando oltre le appartenenze agli enti, il senso di emergenza che ci affligge nella quotidianità di una fase difficile, e le tensioni legate alle ristrettezze finanziarie, alle riforme e alle competizioni tra gli enti. Torino e la sua area metropolitana sono ricchissime di competenze, capacità e voglia di mettersi in gioco.

Emerge dall’approfondimento che quella torinese sarà una città delle opportunità, vitale, in crescita e inclusiva, connessa al mondo, aperta alle iniziative delle persone e promotrice di cambiamento per sé stessa e per il Paese. Dunque gli indicatori studiati volgono all’ottimismo?

Gli indicatori sono dati di realtà, che bisogna conoscere con un approccio laico. Conta la nostra capacità di interpretare la realtà e progettare il futuro. A mio avviso, bisogna sempre combinare ottimismo della volontà e pessimismo, o meglio, realismo dell’intelligenza, ma senza l’ottimismo della volontà non si genera cambiamento in nessun aspetto della nostra vita, e lo stesso vale per quelle forme di vita collettiva che sono le città.

Lo scenario di Torino Metropoli 2025 si concretizza nell’idea di una città del poter fare. Dove si incoraggia l’innovazione e lo sviluppo, in uno spazio urbano accogliente e produttivo, dove ognuno potrà trovare le condizioni favorevoli per sviluppare il proprio progetto di vita e di impresa. In questo senso Torino si conferma un incubatore di innovazione?

Torino ha molte realtà e energie innovative, diffuse nella sua società civile, nel tessuto economico e non profit, nelle istituzioni culturali e universitarie. La sfida è che leadership di questa città, in tutti i campi, sappiano lavorare individualmente e insieme per coglierle e valorizzarle. Personalmente non penso che Torino abbia più asset strategici di altre città, ma di sicuro può mettersi al lavoro per facilitare l’uscita dalla crisi, potenziando al massimo quello che sa fare bene negli ambiti dell’economia della conoscenza, tecnologia, impresa innovativa, senza mai dimenticare i più deboli e chi soffre il prezzo maggiore della situazione attuale.

Essere la città del poter fare significa avere un sistema efficiente per le imprese, facilitare la permanenza, la crescita e l’insediamento di imprese per garantire la crescita dell’occupazione. Che ruolo deve avere la pubblica amministrazione?

La pubblica amministrazione deve fare un grande cambiamento, mettersi nell’ottica di aiutare le imprese e gli imprenditori in tutti i modi, concentrarsi sui compiti di regolazione, abilitazione, comunicazione e sui pochissimi progetti strategici che richiedono investimenti ma producono realmente condizioni per lo sviluppo. Ciò implica anche semplificare drasticamente la burocrazia, rendere i processi decisionali e amministrativi più veloci e certi. Ma implica soprattutto un cambio di mentalità, una maggiore conoscenza reciproca e scambio tra mondo della pubblica amministrazione, dell’impresa e della società locale.

In definitiva su quali binari si dovrà muovere la strategia per abilitare il sistema economico e sociale a puntare ad aumentare la competitività dei fattori economici di tutta l’area metropolitana?

Tutta l’area metropolitana, una realtà integrata, dovrà rafforzare la propria capacità tecnica e economica di scegliere, valutare e realizzare progetti che siano realmente in grado di attrarre investimenti, locali e non, territoriali e immateriali; dovrà migliorare le condizioni che attirano e fanno rimanere qui i migliori talenti in tutti i campi su cui dobbiamo puntare; dovrà investire sull’educazione e sulla formazione per adeguare al massimo le competenze delle persone alle richieste del mercato e ad una società dinamica in cui le persone scelgono i propri progetti di vita, lavoro e sviluppano impresa; dovrà continuare a garantire le migliori condizioni di vita, qualità dell’ambiente, inclusione sociale, apertura e connessione con le comunità internazionali e con l’innovazione che muove il cambiamento nel mondo.