Il miracolo della solidarietà

di Gianni Ferrero

Sei realtà assistenziali a Torino, oltre 404 ricoveri definitivi, 354 dipendenti e religiosi e più di milleduecento volontari: sono i numeri del Cottolengo, elencati per la prima volta – in 182 anni – in un bilancio sociale. Il documento fotografa anche l’evolversi della crisi: cresce infatti il numero di italiani in difficoltà, sia in valore assoluto che in percentuale, come testimoniano i dati del centro di ascolto  – nel periodo 2011-2013 l’ aumento di richieste è salito del 33,2% – . Nel salone “Madre Nasi” di via San Pietro in Vincoli  hanno ragionato di numeri della solidarietà  don Lino Piano, padre della Piccola Casa della Divina Provvidenza, il sindaco Piero Fassino, l’onorevole Michele Vietti, Pierluigi Dovis, direttore della Caritas, il professor  Gianpaolo Barbetta economista Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Giovanni Stiz presidente di Seneca srl,  redattore del bilancio sociale. La Piccola Casa della Divina Provvidenza – più comunemente conosciuta, dal nome del suo fondatore, come il “Cottolengo” – è un ente fondato a Torino nel 1832 che opera senza scopo di lucro e ha come finalità l’assistenza e l’educazione delle persone più bisognose e abbandonate, sane o malate, prendendosene cura senza distinzione di sesso, razza, età, religione e opinioni politich. E’presente in diverse altre regioni- Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Calabria e Sardegna – .I religiosi cottolenghini sono presenti anche in Ecuador, India, Kenya, Tanzania, Svizzera e in  Florida. Da sempre la Piccola Casa raccoglie erogazioni liberali e lasciti testamentari che vengono donati dalle molte persone che si riconoscono nella sua missione: “La nostra è la città dei Santi sociali e il Cottolengo è nel cuore dei torinesi, assolvendo in modo esemplare alla crescente domanda di protezione sociale – ha sottolineato il sindaco con riconoscenza. – La sedimentazione dei valori di solidarietà e aiuto sono diventati modelli per le politiche pubbliche del welfare”.