Rifugiati: a Palazzo Civico la rappresentante dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite (UNHCR)

Rapporti sempre più stretti e la volontà di costruire insieme nuovi progetti che possano favorire, a Torino e nell’area metropolitana del capoluogo piemontese, i percorsi di inclusione e integrazione per rifugiati e richiedenti asilo.

Obiettivi che accomunano la Città di Torino  e  l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), come è stato evidenziato questa mattina a Palazzo civico, nel corso di un incontro tra per la vicesindaca Michela Favaro, l’assessore al Welfare, Jacopo Rosatelli, e Chiara Cardoletti, rappresentante UNHCR per l’Italia, La Santa Sede e San Marino.

“Sul tema dell’accoglienza e dell’inclusione per chi – a causa di guerre, violenze, violazione dei diritti umani o per altre cause – è costretto a fuggire dal proprio Paese d’origine – hanno ricordato la vicesindaca Favaro e l’assessore Rosatelli – la sensibilità, l’attenzione e l’impegno della Città di Torino sono stati e sono sempre alti.
Un impegno forte che, cooperando con le altre istituzioni nazionali e internazionali e la grande rete costituita dalle associazioni e le  onlus cittadine,   l’Amministrazione comunale intende mantenere, anche contribuendo a individuare soluzioni che possano migliorare i servizi già attivi e le progettualità riservate a coloro che ospitiamo come profughi o rifugiati”.

Lo scorso dicembre il Comune di Torino, con altre cinque grandi città del nostro Paese (Roma, Milano, Napoli, Bari e Palermo),  aveva adottato la “Carta per l’integrazione dei rifugiati”, proposta dell’UNHCR e che impegna le città aderenti ad operare per obiettivi: in particolare, a promuovere l’accoglienza diffusa in piccoli gruppi e in famiglia; ricercare soluzioni abitative post-accoglienza favorendo percorsi di accompagnamento all’abitare; integrare i sistemi di welfare locale e di accoglienza; facilitare la rapida acquisizione dei documenti essenziali; promuovere il coordinamento con i servizi sanitari per la tutela della salute, soprattutto mentale; consolidare i servizi rivolti alle persone rifugiate adottando un approccio one-stop-shop ossia il superamento degli ostacoli burocratici per fornire un servizio migliore.